A questo link sono visibili le slide del mio intervento su "Crimini informatici e Cyber(in)security" allo Internet Day di venerdi 29/5.
Pochi mesi fa avevo fatto un intervento sulla sola Cyber(in)security al "road show" dei "servizi segreti" presso il polo universitario di Gorizia (slide al link indicato).
A proposito dei 30 anni di Internet (documentario e uno dei numerosi articoli), penso di avere detto a poche persone di avere avuto l'onore di essere stato studente di Luciano Lenzini (il "protagonista" del documentario, in quanto persona che più di ogni altra ha contribuito a portare Internet in Italia) proprio pochi anni dopo l'accensione del primo nodo italiano al CNUCE di Pisa (yes, ho una certa età).
Mi sono laureato nel 1989. Il docente di uno dei corsi dell'ultimo anno organizzò dei seminari sulle reti di calcolatori. Ci disse che i seminari sarebbero stati tenuti "dalla persona che di reti ne sa più di tutti", cioè Luciano Lenzini. Era il 1988 o il 1989, quindi due o tre anni dopo il collegamento dell'Italia a Internet.
Devo dire che all'epoca nessuno di noi studenti si entusiasmò in modo particolare. Nessuno di noi percepiva realmente l'importanza delle reti di calcolatori. A cosa poteva mai servire la possibilità di inviare un file o un messaggio attraverso una rete? Bisogna rendersi conto che all'epoca i calcolatori erano pochi ed esistevano solo nelle università. A chi mai avrei dovuto, io studente, inviare un file o un email?
La primissima applicazione delle reti per me fu da tesista, pochi mesi dopo i seminari di Lenzini.
Ogni tesista si portava dietro una scatoletta di floppy disk in cui salvare i sorgenti del programma che stava sviluppando come tesi, o del documento tesi negli ultimi giorni del lavoro. La mattina infilava un floppy nel lettore, lo copiava nel computer, ripeteva per tutti i floppy necessari (uno non era quasi mai sufficiente) ed iniziava a lavorare. La sera faceva il lavoro inverso. Non c'era infatti garanzia che il giorno successivo uno avrebbe avuto a disposizione lo stesso PC del giorno prima. Inoltre, la probabilità di un evento catastrofico (hard disk illeggibile o cose del genere) era tutt'altro che trascurabile.
Ogni tanto c'era la necessità di cambiare PC durante la giornata. Alcuni avevano poca RAM e non permettevano di eseguire certi programmi. Molti non avevano interfaccia grafica per cui scrivendo un documento non si vedevano i titoli e non si potevano fare i disegni. Solo uno era collegato alla stampante. Limitazioni oggi inimmaginabili. Ogni spostamento richiedeva il lungo e noioso travaso attraverso i floppy.
Le reti presenti in alcuni laboratori dell'università permettevano di fare cose per noi quasi fantascientifiche. Ad esempio, spostarsi di PC senza fare il travaso dei file. Se serviva un file, lo si poteva prelevare. Ci si metteva un bel pò, occorreva ricordarsi i comandi (interfacce grafiche? e chi le aveva mai viste?), talvolta non funzionava...ma si poteva fare senza passare dai floppy.
Spostare i file da un PC all'altro della stessa stanza, al massimo di stanze adiacenti. Una innovazione per quei tempi davvero notevole.
Pochi mesi fa avevo fatto un intervento sulla sola Cyber(in)security al "road show" dei "servizi segreti" presso il polo universitario di Gorizia (slide al link indicato).
A proposito dei 30 anni di Internet (documentario e uno dei numerosi articoli), penso di avere detto a poche persone di avere avuto l'onore di essere stato studente di Luciano Lenzini (il "protagonista" del documentario, in quanto persona che più di ogni altra ha contribuito a portare Internet in Italia) proprio pochi anni dopo l'accensione del primo nodo italiano al CNUCE di Pisa (yes, ho una certa età).
Mi sono laureato nel 1989. Il docente di uno dei corsi dell'ultimo anno organizzò dei seminari sulle reti di calcolatori. Ci disse che i seminari sarebbero stati tenuti "dalla persona che di reti ne sa più di tutti", cioè Luciano Lenzini. Era il 1988 o il 1989, quindi due o tre anni dopo il collegamento dell'Italia a Internet.
Devo dire che all'epoca nessuno di noi studenti si entusiasmò in modo particolare. Nessuno di noi percepiva realmente l'importanza delle reti di calcolatori. A cosa poteva mai servire la possibilità di inviare un file o un messaggio attraverso una rete? Bisogna rendersi conto che all'epoca i calcolatori erano pochi ed esistevano solo nelle università. A chi mai avrei dovuto, io studente, inviare un file o un email?
La primissima applicazione delle reti per me fu da tesista, pochi mesi dopo i seminari di Lenzini.
Ogni tesista si portava dietro una scatoletta di floppy disk in cui salvare i sorgenti del programma che stava sviluppando come tesi, o del documento tesi negli ultimi giorni del lavoro. La mattina infilava un floppy nel lettore, lo copiava nel computer, ripeteva per tutti i floppy necessari (uno non era quasi mai sufficiente) ed iniziava a lavorare. La sera faceva il lavoro inverso. Non c'era infatti garanzia che il giorno successivo uno avrebbe avuto a disposizione lo stesso PC del giorno prima. Inoltre, la probabilità di un evento catastrofico (hard disk illeggibile o cose del genere) era tutt'altro che trascurabile.
Ogni tanto c'era la necessità di cambiare PC durante la giornata. Alcuni avevano poca RAM e non permettevano di eseguire certi programmi. Molti non avevano interfaccia grafica per cui scrivendo un documento non si vedevano i titoli e non si potevano fare i disegni. Solo uno era collegato alla stampante. Limitazioni oggi inimmaginabili. Ogni spostamento richiedeva il lungo e noioso travaso attraverso i floppy.
Le reti presenti in alcuni laboratori dell'università permettevano di fare cose per noi quasi fantascientifiche. Ad esempio, spostarsi di PC senza fare il travaso dei file. Se serviva un file, lo si poteva prelevare. Ci si metteva un bel pò, occorreva ricordarsi i comandi (interfacce grafiche? e chi le aveva mai viste?), talvolta non funzionava...ma si poteva fare senza passare dai floppy.
Spostare i file da un PC all'altro della stessa stanza, al massimo di stanze adiacenti. Una innovazione per quei tempi davvero notevole.
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